Scritta da: A. Cora

L'acerbo gioviale

I giorni
che il tempo
passando, conduce pigri
alla sera, paiono nembi oscurati
spinti da venti stranieri, distanti dal
cielo, dagl'occhi dal cuore, senza colore o sapore
Senza tramonti né aurore, senza un raggio di
sole, né d'uno spicchio di luna rimasto la notte
accesa, ove smorzare pensieri, ove annegare dolori, ove
sognare ancora
Dei visi e volti in memoria arroccati, ardenti patiti tremori
che a notte inoltrata, spesso bussano ancora, alle porte serrate
del cuore, rimasti poi al risveglio, riecheggiano vaghe
parole, come richiami dispersi, nel vento
amico d'allora
È li che scorgo sbiaditi, quei tratti di vita
vissuta, quelle strade dai piedi viaggiate
quei sogni a terra caduti
Di colline, l'acerbo gioviale, del
mare l'azzurro d'amore
Del'oggi, l'amaro
sapore.
Composta martedì 28 maggio 2013

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    Info

    Scritta da: A. Cora
    Riferimento:
    Ciò che il tempo passando, scolora, mentre quei tratti di vita vissuta, in memoria vivono ancora.
    Dedica:
    Alla mia stolta vita.

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