Scritta da: Dario Pautasso

Cielo di giada

Gettato supino sul villoso prato
col cielo di giada che volge al giorno
ascolto il passo appesa sospirato
delle lumache nel loro cauto ritorno
ai bui anfratti, alle segrete loro
al doveroso ristoro or che la brina
al sol nascente si solleva e scema
in vacillanti vapori di fugace bruma.

E d'esse, una, che nel braccio mio disteso
ha trovato impedimento al natural cammino
d'ogni animal notturno quand'è mattino,
s'arresta, incerta, finché col corpo teso
scivolatami sopra, torna al crocevia
dei folti steli d'erbe, ed io illeso
tremo al solletico di quel dolce viaggio
inciso sull'arto dal lucente segno
che tutt'intorno irraggio.

Le fronde strepitano al frizzante vento
e tra di esse innumerevoli frullii d'ali
d'uccelli, che ora paion dieci, ora cento
alcuni vociferando aspri, altri sussurrando canti
di richiami d'amore o di volgar confronti
di chi vive la libertà, e ogni giorno col suono
d'ugola che a noi par donato da nude divinità,
avanzan leggi sulle di ciascun proprietà.

E l'allodola che tra tutti innalza il suo sublime suono
e il frenetico merlo, che al suolo schiocca brutale
e una gazza che grida rauca il suo gemer infernale
e il fischiare fine dello storno
e poi ancor di tutti gl'altri passeracei
un sol brulicante assolo di contorno,
finché il collo incassato e goffo di un airone
con l'ampie ali e 'l volo leggiadro e fino
dal fremer tutt'intorno distoltami l'attenzione,
mi solleva alla mente il ricordo fanciullino
d'un giorno cupo, tra le mani un grigio aquilone.
Composta domenica 7 agosto 2011

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