L'appuntamento

Ogni volta si ripete con la regolarità di un rito.
Lo incontro sempre di mattina
nei lucenti silenzi dell’aurora
dietro l’angolo dei miei risvegli.

Egli mi sorride,
estrae dal suo tascapane
l’armonica d’argento ed il quaderno dei versi
dove scrive di continuo
con l’ombra della materia
la sconcertante poesia della vita;
con soffio leggero me li musica
al suono di remote vibrazioni astrali
e torna a sorridere.

Poi, ammiccando,
mi mostra il suo doppio metro di cristallo
sottile, purissimo, incorruttibile,
raccolto in infiniti tratti sovrapposti
le cui estremità parallele
vanno oltre i confini dell’Universo.

Indi estrae le sue innumerevoli boccette colorate
colme di prodotti balsamici sconosciuti
frutto paziente d’una eterna alchimia
e, per ultimo,
quel suo “thermos” misterioso
dove mantiene in caldo il suo cibo,
lo apre
e con gesto amorevole me ne offre:
«Attingi, attingi,
è il grande serbatoio dello Spirito…
da esso dispenso, ad esso tutto torna…»
Ma come sto per bere
i primi rumori di macchine mi confondono,
allora, questo mio Dio-operaio,
senza prendersela,
mi saluta, gira l’angolo e se ne va.  
Composta sabato 30 novembre 1974

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