Scritta da: Emmanuel Devan

Iter Vitae

Ho già iniziato il cammino
sapendo che le fiere
sinuose, perverse
prima docili nel lungo
occhio di velluto,
nel profumo notturno
di pioggia e lussuria,
di boschi d'autunno
e frutti, di miele nero;
di promesse eterne e
di paradisi terrestri
nell'età fiorita amiche,
-ormai distanti compagne-
in un momento
che non so dire,
dovranno annientarmi.
Finché il testimone
non toccò l'altro palmo,
colsi due parole che non dissi,
più e più volte ripetute
diverse per l'Ade e una turba
in fuga un tempo da Thera,
al centro del guscio d'osso lunare.
Pronto al sacrificio,
l'angelo della notte
mi raggiunse sull'ara,
con passo sensuale.
E ogni cosa ora è illuminata:
Le monete cavò dagli occhi
il sozzo traghettatore
sfasciando il sudario
tra talloni d'infante immortale
fino al gancio vermiglio
del ventre di una sposa,
alla luce purissima
del primo giorno.

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