Scritta da: Simone Sabbatini

Binari

Su questo treno l'amore viaggia dentro i nostri cuori,
ce lo teniamo stretto un po' per vergogna un po' per coraggio,
ce lo teniamo stretto per non farlo uscire fuori.
Sarà solo un errore o la rinuncia
che quotidianamente lasciamo sui binari?
Qui è sempre primavera: anche se nevica,
se fuori fa bufera, e l'acqua scivola,
se il cielo è grigio gelo, e il vento mormora
a bruni eroi tenaci ch'è quasi giunta l'ora,
dei bruni eroi perdenti già porta via le prime
che bruni eroi pendenti li lascia nella brina.
Qualunque vista veda attraverso il finestrino,
l'amore non s'accorge, o se ne frega; vuole Maggio,
e Maggio fa. Perché si sa, l'amore è cieco.
Che sia per cattiveria o forse solo per natura,
il nostro un po' ci marcia, e s'approfitta;
ma come biasimarlo, la nostra presa è stretta,
e a volte pare morto. Ma fa finta
per noi, che il dubbio non fa grandi, ma spaventa,
e codardi lo lasciamo nel suo buio. E non si sente.
È il rimorso che ci prende, quella colpa
che cammina a passi lunghi nei vagoni, gli occhi seri;
o più semplicemente ci sentiamo troppo soli,
vuoti a rendere buttati là, ad inquinarci. E lui non torna
se lo chiami, aspetta invece che dormiamo
per riprenderci e donarci finalmente un po' di sole.
Ma sempre meno lacrime ormai bagnano i sedili,
perché siamo abituati: non si ferma alle stazioni,
e seduti oppure in piedi tutto accade nei calzoni,
qui nessuno scende o sale, e se sale o scende è uguale.
Senza fine il nostro viaggio, senza mèta i nostri sogni,
si continua a andare avanti per inerzia, certi solo che bisogna.
Speranzosi, questo è vero, forse un giorno di cambiare,
ma pur troppo coraggiosi, troppo fieri,
e troppo incerti di sbagliare.
Composta venerdì 24 giugno 2005

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