A te

A te,
che hai lasciato cadere le lacrime
come due gomitoli di sale
sfilandosi senza nodi dietro alle spalle
e scivolare lentamente, tra sospiri e singhiozzi
lungo alla schiena curvata in avanti
e stai ancora in ginocchio
con le mani fredde unite, le dita intrecciate
A te, io, poeta senza nome
cittadino dei paesi quasi scomparsi
fantasma dei tuoi sogni morti
e dei tuoi morti sognati
Io, ologramma dell'agonie
e degli urli lanciati verso le stelle
affogate nel fumo dei crematori
e delle croci troppo nuove e lucidi.
Io che avevo già perso tutto
quando non era rimasto più niente
cosa potrei dire per renderti meno sofferente!
A te
che ti sei perso nel labirinto di te stesso
ti posso dare se mi guardi
un po' di forza vitale
per farti cominciare a camminare
come fanno i bambini, un passo a volta
come sarebbe il tuo prima volta.
Fidati, staccati da quel pavimento
raggiungimi, vieni così, piano, nel salotto
vicino al caminetto. Siediti, io accenderò il fuoco.
A te
ti vorrei riscaldare anima e corpo
A te, che sei immenso come il mondo
A te, ti dedico il mio sguardo puro ma bugiardo
e dico ciò che tutti vogliono che dico
sarà tutto bene, anche s'è un mito!
Ma io ti alzo e ti chiedo stai al caldo!
E pur se ti ferisce fino al infinito
questo dolore fresco, impunito
A te
che sei simbolo di tutto ciò che è colpito, esausto, impaurito
A te regalo il pensiero di ringraziare un attimo al cielo perché sei vivo e qualcuno senza volto
senza nome
ti pensa e ti offre una spinta
verso la primavera, verso la vita.
Composta giovedì 26 marzo 2020

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    Dedica:
    A tutti coloro che hanno sofferto nel periodo della pandemia di Covid-19 in Italia.

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