Hanno preso un latitante

All'inizio lo trovai un po' strano.
Neanche mi ero smosso
a quel
-favorisca i documenti-
detto col tono
che impone una divisa nera.
Mi resi però conto
che ero già
più di là che di qua
e non poteva farmi niente.
E finalmente
avrei potuto dirgli quello che pensavo
avrei potuto anche fargli quello che volevo.
Anche se con poca forza,
gli chiesi a fil di voce
di avvicinarsi.
-vieni qui,
chinati-
ed intanto
gli avevo detto quello che pensavo
in quel momento.
Poi
con la mano
presi dal petto il sangue della mia ferita
e come se fosse schiaffo
ma per la poca forza
fu carezza
gli stampai sul viso la mia mano,
rossa.
Lui si ritrasse
ma non troppo
e sporse gli occhi
per guardarsi il viso,
la divisa,
la mia ferita.
Per una volta nella vita
non seppe cosa dire,
non citò né codici
né procedure.
Ma si era accorto di essere in ginocchio,
e non davanti al suo padrone.
E per una volta l'ordine fu mio
e non si poteva rifiutare.
" portami di là
lo puoi già fare,
per passare quel confine
non serve passaporto,
per andare di là è sufficiente
saper fare il passamorto.
Che strano scherzo
che ti fa la vita,
e proprio in fondo alla carriera.
Mi sei tanto corso dietro
ed alla fine
ti tocca invece
portarmi sulle spalle.
Ed al ritorno
non troverai fontane per lavarti,
avrai la compagnia del rosso in faccia,
fino alla fine del viaggio.
Composta martedì 10 settembre 2013

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