Il cielo

Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n'è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

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    Commenti

    3
    postato da Federica Astolfi, il
    Concludere la frase affermando che il cielo sia "una trappola infinita ma pur sempre trappola" mi sembra improprio tanto quanto l'affermare che il cuore è "un muscolo striato involontario ma pur sempre striato". E' inadatto e, di conseguenza, errato.
    Basandomi su quanto letto interpreto il cielo (simbolo di possibilità infinite) come (testuali parole) "onnipresente". Così inteso, il Cielo non è solo in cielo ma anche in terra; di qui il parallelismo fra la nuvola e la tomba, fra il gufo e la talpa, fra l'essere dietro e davanti a me, fuori e dentro di me. Si crea una totalità indistinguibile dalla cui consapevolezza discendono incanto e disperazione: l'essere "trappola in trappola" è infatti espresso in prima persona non in riferimento al cielo ma in riferimento, credo, a quella situazione che il solo pensiero della indeterminatezza, incertezza, limitatezza e quindi impossibilità a conoscere e/o applicare gli infiniti possibili genera nell'animo umano.
    2
    postato da , il
    è una poesia bellissima,poco convenzionale ,conforme del resto allo stile della poetessa.Quando sembra che il cielo metaforizzi un concetto di uguaglianza e positività ecco che si passa a vederlo come una trappola infinita ma pur sempre trappola
    1
    postato da Federica Astolfi, il
    A me l'ultima strofa piace troppo...
    L'avrei inserita solo per quella...

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