Scritta da: Andrea De Candia

A mia madre

Al momento che l'anima si dona
presa dall'improvviso, universale
senso del nulla, io giaccio più compiuta
e più ferma come la mia carne
arida già, di già da trapassata
fosse resa all'inferno. E veramente
son'io diversa dalle tue pupille
mamma, di morta, dalle lunghe ciglia
che ti velano gli occhi addormentati?
O compiuta, o terrena, o sempreverde,
alimento degli alberi e del cielo
santa natura bella come Iddio
e dorata e fragrante, sempre desta
sempre presente ho attorno la tua spoglia
di madre, unta dalle linfe vive
del sacrificio. Qui poveramente
balsami non ti ho sacrificati.
Preservata in eterno dai tuoi rami
ricchi d'amore giaci e la tua faccia
è un anello di quiete
dopo le furie attive della morte.

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