Scritta da: Andrea De Candia
I
parto dal trampolino, dalla vetta,
sono sangue di luce, punta aguzza
che si vede circondata da notte -
belva che spinge alla mia non memoria -
mi tuffo e nell'abbandonare i piedi
la certezza del terreno di prima
sono sasso bevuto dalla musica
e mi chino nel sonno che mi chiama,
lago che ha meritato la sua pace.

Ii
nuota, musica, tu, luce di suono,
sfiora, tocca la pinna del mio orecchio contamina, volgendo al bene, l'animo,
risveglia il bimbo che culla l'adulto
nel sonno della sua coscienza, semina
nubi, lacrime, vento, fiori, terra...

iii
si nuota ovunque, tranne che in sé stessi - pupille, plancton verso l'estinzione -
lo afferma il buio, balena in silenzio
spalancato come amaca su abissi -
ho prosciugato l'oceano dell'animo
ed attirato altrove sono corso
via col corpo, una barca trascinante
tutto il peso della sabbia d'un'alba
che stentava a vedersi all'orizzonte.

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