Scritta da: Andrea De Candia
Io unita di parole orrende
ansante di clamore: io che conosco
baratri e sonde per l'incalcolata
nudità dei remoti Paradisi,
sospirosa bellezza,
driade dai fuggevoli pensieri,
consanguinea dei pioppi, alle betulle
forte mite sorella,
io che cedo il mio nome alle natanti
filiazioni dell'onde,
nuda baccante delle mie paure
e fulgore d'alloro ed inebriato
lento corso di stelle, io sempreviva,
segno zodiacale, da immane
ira protetta, deità del grido:
spietata ho verghe di incorrotta fama
e superbi destrieri al mio cammino.

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