Scritta da: Rosita Matera

Arpeggi

Viviamo d'un fremito d'aria,
d'un filo di luce,
dei più vaghi e fuggevoli
moti del tempo,
di albe furtive,
di amori nascenti,
di sguardi inattesi.

E per esprimere quel che sentiamo
c'è una parola sola:
disperazione.
Dolce, infinita, profonda parola.

Vaga e triste è degli uomini la sorte:
degli uomini che passano
con non maggior fragore d'una foglia che si tramuta in terra.

Precario stato il loro.

La morte è uno sciogliersi,
non un finire
e senza tempo, senza memoria
il terrestre viaggio.

Il sole è stanco di contemplare
una tanto monotona vicenda.
Così parlava un monaco
neghittoso e bizzarro,
là, nell'antico Oriente:
piccolo uomo assediato
da immani fantasmi.

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