Scritta da: Andrea De Candia

Uccelli e pesci

I
Nuotare sotto la sua superficie
con l’onde delle nuvole che vanno,
- da sempre spuma - verso chissà dove,
verso nessuna riva, verso Assenza,
un non voler oltrepassare ciò
che si dice vietato, un non volere
dar adito a curiosità. Chi osa
- un’eccezione in una moltitudine -
trova la morte presso il Pescatore
ch’ha gettato le sue canne di luce
in ogni lago d’aria sottostante.

II
Il balzo un po’ più alto. Solamente
questo distingue tutti noi da voi,
pesci resi degli uomini al visibile
manifestarsi, umani resi pesci
dal nuotare al disotto di un oceano.
Il divieto è lo stesso: non andare
al di sopra di me: lo dice il Cielo,
dicono, è come se dicesse Dio.

III
La morte è il solo rogo a cui si tende,
la morte, dico morte, ma dovrei
dire suicidio, uscire dalle acque
d’un cielo sotterraneo, un incontrare
a viso aperto, l’Inferno di luce
che dia il Paradiso della grazia
al pesce eletto che va via dal mondo.

IV
Questo è l’Inferno azzurro in cui ho vissuto,
la luce v’arrivava come un occhio,
lo sguardo che sapeva penetrare
era debole, presto si spegneva,
i raggi erano ciglia limitate,
l’azzurro in una corsa verticale
non accennava a smettere di essere
sempre più un buio, andando negli abissi,
come una bocca che ci divorava
trascinandoci giù. Ma venne il giorno
in cui capii di essere un eletto
dalla morte che feci e che mi scelse
il Dio che mi limito a chiamare
Destino. Fu un Satana di Luce
il pescatore che mi provocò
con le sue esche, mi spinse ad uscire,
catturato da una delle sue canne,
fu un Inferno celeste che io volli
raggiungere, tenere finalmente
nel mio presente, vivo per un po’.
Ma fu la Morte, questa morte fu
un’eccezione che mi rese eletto.

V
Nel giorno era il Nostro Paradiso
il buio ch’ormai aveva abbandonato
l’azzurro della superficie bionda.
Bionda come la luce che emanava
nei suoi riflessi, un Satana dell’alto,
la rendeva un calore soffocante:
un contrappasso che era un’asfissia.

VI
Vidi un compagno andare,
voler osare i limiti, sfidare
i divieti concreti
ch’erano superficie
dove finiva l’azzurra sostanza
che ci rendeva vivi. Inconsapevoli
di essere degli angeli, fu quello
l’unico pesce conscio e stufo d’esserlo
e che scelse l’Inferno dell’esterno,
come l’Ulisse le colonne d’Ercole,
senza più ritornare. Vide luce
riflettersi, ingannarlo. Non sapeva,
non poteva saperlo in quel momento,
mentre il divino Pescatore in alto
era felice d’aver catturato
la sua ultima preda: fu una morte
l’ennesima a essere eccezione!

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