Scritta da: Andrea De Candia
Queste pietre miliari così fonde,
così ben levigate, un urto d'oro,
non le vedrò mai più, pare un delirio
dirlo così, mentre resiste il verde
dei nostri colli, eppure le pupille
mi si dilateranno all'infinito
finché la cecità forte m'incolga
e mi faccia rapire. I lenti passi
dentro questo ospedale, le sottili
meraviglie di un trepido racconto,
una mano che guarda od un sorriso
che ti levi di torno la lordura,
tutto io perderò, tornando fuori
all'aperto nel mondo che qui dentro
ove resiste un tremito o follia
qui si nasconde veramente il vero,
perciò ti dico, mentre ti saluto,
abbi pietà di me che non avrò
più mitezza né pianto e lungo i muri
scolorati del piombo, aggraverò
mortalmente la faccia, fin d'ora
io mi sento perduta, l'usignolo
già si tace da oggi. Addio compagno
dei miei sogni, nascosto desiderio
pace stragrande, che ti salvi almeno
il mio ricordo poi che bieco appare
ai miei occhi infecondi, andrò domani
colma d'affanni a salutare appieno
ciò che mi resta, il nulla, e qui era vita
era trionfo e pallida misura
ma quanta pace, quanto amore e quanta
lunga preghiera di nascosto a sera...

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