Scritta da: Angela MORI

Dal sogno alla realtà

S'imprigionava nei miei sogni ogni sera,
diventava ciò che volevo fosse
conversava le lingue che sapevo parlare,
giocava agli spassi che volevo fare,
vestiva di chiaro e mi stringeva la mano,
tra prati città e spiagge lontano
con lui correvo e mai mi fermavo.
Passava la notte in fretta
e appariva il mattino;
se ne andava dissolvendosi,
sfolgorando come stella
nel primo respiro che da sveglia esalavo
mentre il sole piano schiariva
e tra le mie ciglia con i suoi raggi appariva.
Cedeva sul mio cuscino una lacrima,
e sulla mia guancia una carezza.
Risuonava durante il giorno la sua risata,
nella mia mente fiduciosa
che voglia della notte mi dava
e paura del buio mi contestava.
Ora sono donna e sono moglie,
non sogno più un gioco fanciullesco
della triste realtà mi deturpo,
e da bambino ora lui è uomo,
la notte non aspetta gli incanti,
di carne è adesso plasmato,
mi prende l'anima e il corpo a suo volere,
a quando era fanciullo, non è per nulla uguale,
concepisce poco amore e molto astio
crudele mi mortifica nel suo gioco,
la mela del peccato è il frutto di cui mi sfama,
di semplicità non e fatta la sua brama,
non corre e non ride nel crudele sguardo,
la sua risata non echeggia durante il giorno,
solo le sue urla se non è assecondato
nel nero della notte non brilla,
e la sua mano, non lascia sul mio viso una carezza.
Matrimonio frustrato che non finisce al mattino,
bagna adesso una lacrima ancora,
il mio cuscino.

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