Scritta da: Silvana Stremiz
Sinfonia italiana
in cinque parti, con un'epigrafe e dediche

V

Pozzuoli - Ischia Porto

A Gleb Šul'pjakov

Colui che questi versi
compose senza penna
viaggiava a bordo dell'"Amleto",
traghetto pingue e pensieroso,
nel dormiveglia ossessionato
dal problema tormentoso,
ma il baffuto capitano
impartiva ai marinai
saggi comandi,
netti e ben scanditi;
una mano sul timone,
e nell'altra la sua bella.

Dove portava questo viaggio
né lungo né breve? –
Dagli ischieti ad Ischia
la rotta era questa:
piegando verso destra,
dapprima costeggiando,
poi per il mare aperto,
in grembo alla divinità
che cambia sesso,
e le cui lodi cantano
gli amanti della salamoia
in ogni angolo della terra.

"Canta, Attis! canta, Cibele!
bevi, o Sole, bevi, o Luna! " –
l'onda spumeggiava
e bianca ribolliva;
dal fondo del mare
i pesci un po' sorpresi
seguivano con lo sguardo
la chiglia che solcava i flutti:
perché questo coltello
incide il vello pecorino
generando tremito,
strepito, e stridore?

Così si rituffarono,
non bastò loro un'ora e mezzo
per rivelarmi qualche cosa
sull'isola dei tre vulcani
che si stagliava non lontano –,
ma il Signore, spalancato il cielo,
fece udire la sua voce –
a parole non si può ridire
com'avvampai e mi sentii gelare:
veramente "Pater noster"
non è lo stesso che "Otce naš".

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