Scritta da: Silvana Stremiz

La sera

Gentile Nelae, tu al collo candido
Lascia che scendano le chiome d'auro,
E alle mie tempio adatta
Sacro ad Apollo un lauro.
     Al suon armonico di nostre cetere
Vengon su i Zefiri le Grazie tenere,
Che per udir tua voce
Abbandonano Venere.
     Esci dal semplice tetto pacifico,
Dell'igneo Cintio s'ascose il raggio;
E all'umid'ombra siedi
Meco dell'ampio faggio.
     O bianca Nelae, non esser timida,
In ore tacite fra bosco atrissimo
Tu sai ch'io ti favello
Sol d'un amor purissimo.
     Di noi la candida fia testimonio
Luna che tacita irraggia l'aria;
Nè la temer, ché anch'essa
Amò il pastor di Caria.
     Ve' riscintillano nel viso garrulo
Gli astri che fulgidi sembra che ridano,
E perfin gli usignuoli
Par che a noi soli arridano.
     Fanciulla amabile, canta i bei numeri.
Ma qual per l'aere di velo a foggia
Nube si stende? - ah certo
Vicina è a noi la pioggia.
     Presto fuggiamoci dal negro turbine;
Il tempo placido oh corno è instabile!
Ah non vorrei che il fossi
Tu pur, fanciulla amabile.

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