Scritta da: Silvana Stremiz

Non chiederci la parola

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Commenti

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    Gl'elementi poderosi di questa poesia sono due. Il primo è racchius'in una parola di 4 lettere: "OGGI". Montale ha la lucidità e l'onestà intellettuali per non azzardare futurologie positive o negative, per non estrapolare scenari speranzosi o disperati. Si ferma sul limite delle nostre conoscenz'ed esperienze passat'e attuali: docta ignoràntia futuri. La seconda è ch'il verso "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" esaurisce l'intera crisi ideoaffettiva dell'identità: "ciò che non siamo"=crisi autoreferenziale del soggetto cognitivo, "ciò che non vogliamo"=crisi autoreferenziale del soggetto desiderante.
    1
    postato da , il
    interrogato l'ente risponde con la nullita' del suo essere

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