Scritta da: Silvana Stremiz

Alla vittoria tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia

Scuotesti, vergin divina, l'auspice
ala su gli elmi chini de i pèltasti,
poggiasti il ginocchio a lo scudo,
aspettanti con l'aste protese?
O pur volasti davanti l'aquile,
davanti i flutti dè marsi militi,
co 'l miro fulgor respingendo
gli annitrenti cavalli de i Parti?
Raccolte or l'ali, sopra la galea
del vinto insisti fiera co 'l poplite,
qual nome di vittorïoso
capitano su 'l clipeo scrivendo?
È d'un arconte, che sovra i despoti
gloriò le sante leggi dè liberi?
D'un consol, che il nome i confini
e il terror de l'impero distese?
Vorrei vederti su l'Alpi, splendida
fra le tempeste, bandir ne i secoli:
"O popoli, Italia qui giunse
vendicando il suo nome e il diritto. "
Ma Lidia intanto de i fiori ch'èduca
mesti l'ottobre da le macerie
romane t'elegge un pio serto,
e, ponendol soave al tuo piede,
"Che dunque" dice "pensasti, o vergine
cara, là sotto ne la terra umida
tanti anni? Sentisti i cavalli
d'Alemagna su 'l greco tuo capo? "
"Sentii" risponde la diva, e folgora
"però ch'io sono la gloria ellenica,
io sono la forza del Lazio
traversante nel bronzo pè tempi.
Passâr l'etadi simili a i dodici
avvoltoi tristi che vide Romolo
e sursi 'O Italià annunziando
'I sepolti son teco e i tuoi numì! "
Lieta del fato Brescia raccolsemi,
Brescia la forte, Brescia la ferrea,
Brescia leonessa d'Italia
beverata nel sangue nemico.

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