Scritta da: Vellise

L'albero occidentale

Poiché ero l'albero più occidentale del giardino
per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada
nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
e nessuno al mio risveglio applaudiva
ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.
Ma la sera su me emigravano gli uccelli
che l'ombra sgomentava da ogni altro verde asilo
lungo e dolce da me s'alzava il canto
avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
ero avvolto dal sole nell'amoroso addio
e brillavo come una torcia sul mondo spento.

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    Scritta da: Vellise
    Riferimento:
    Da "Giorno dei santi" 1957.

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