Scritta da: Aristide Caruso

Dal cimitero di Poggioreale

Non ha tombe per me Poggioreale.
Hanno pace i miei cari
laggiù tra colli onde fraterno ai morti
torna d'autunno il vento.

Qui dan senso d'angustia
loculi sovrapposti e urbana pompa
d'arche e di marmi.
E il "recinto dei grandi"
non mi commuove più che i vostri nomi
su scarne croci, antichi montanari,
a sommo della piana
ove fumano lontane
locomotive tra gli ulivi e il mare.

Piccolo cimitero tutto ascolto
odoroso di greggi sul pendio.

È sì breve il cammino
dalle case al cancello.
Ci si abitua al pensiero
di quest'ultima strada
come del verde viottolo nel campo
del vicolo che scende
ai gradini corrosi della chiesa.

E quell'estremo andare
s'attende come il tempo
certo delle castagne
dei grappoli dorati
delle nubi che vanno al Reventino.

I vecchi hanno un sorriso
dolce e bianco
se ricercan laggiù
qualcuno cui da tempo
vorrebbero ridire tante cose
nella vecchia osteria
e che attende, in ascolto:
è sì breve il cammino
dalle case al cancello.

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