Poesie di Nazim Hikmet

Poeta, drammaturgo e scrittore, nato mercoledì 20 novembre 1901 a Salonicco (Grecia), morto lunedì 3 giugno 1963 a Mosca (Federazione Russa)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi.

Scritta da: Stefania Ruggiero
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse come la mia ombra
mi stava accanto anche nel buio
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
quando si dorme si perdono le mani e i piedi
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
non dico che fosse fame o sete o desiderio
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
era qualcosa che non può giungere a sazietà
non era gioia o tristezza non era legata
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me.

Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
Nazim Hikmet
Composta mercoledì 4 luglio 2001
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    Scritta da: Davide Bidin

    Alle porte di Madrid

    Non ascoltare le voci delle sfere dell'aldilà,
    né intrecciare nella trama delle righe,
    "poesie ermetiche"
    né cercare
    con pazienza di orafo
    rime graziose
    e fini espressioni,
    stasera, grazie al cielo, io sto più su.
    di tutto ciò.

    Stasera io
    sono un cantastorie di strada.
    La mia voce è semplice, senza artifici,
    e tu
    non puoi udire la mia canzone...

    È notte.
    Nevica.
    Tu sei alle porte di Madrid.
    Davanti a te hai l'armata dei nemici,
    che è venuta per uccidere
    tutto ciò che c'è di più bello:
    la libertà,
    il sogno,
    la speranza
    e i ragazzi.

    E nevica.
    E forse,
    i tuoi piedi nudi gelano.

    Nevica...
    Ed ecco,
    in quest'istante
    che io penso a te con tutto il mio cuore,
    forse
    una pallottola spezzerà la tua vita
    e per te non ci sarà più
    neve
    né vento
    né notte
    né giorno...

    E nevica.
    So
    che anche prima di gridare
    "No pasaran"
    e di montare la guardia
    alle porte di Madrid,
    tu esistevi!

    Chi eri,
    di dove sei venuto?
    Forse
    dalle miniere delle Asturie?
    Forse
    una benda insanguinata sulla tua fronte
    ha coperto
    una ferita che ti sei presa al Nord?
    Forse
    sei tu quello che per ultimo
    sparò nella notte che gli junker
    bombardavano Bilbao?
    O servivi come bracciante
    nelle tenute di un qualche
    conte Pernando Valesquero di Cortolon?
    O avevi una botteguccia
    alla Porta del Sole
    e vendevi le frutta dai colori spagnoli?
    Forse, non avevi alcun talento,
    o forse avevi una bella voce?
    O eri uno studente,
    un futuro giurista,
    e i tuoi libri
    sotto i cingoli d'un carro armato italiano
    son rimasti
    nella città universitaria?
    Forse non credevi in Dio,
    e forse invece portavi una piccola croce di rame
    a un cordino di seta?

    Chi sei,
    come ti chiami,
    quanti anni hai?
    Non ho visto la tua faccia,
    e non la vedrò.

    Forse
    essa ricorda le facce di quelli
    che batterono le bande di Kolciak in Siberia?
    O, in qualche tratto,
    tu ricordi coloro
    che sono caduti
    a Domlupinar?

    O somigli a Robespierre?
    Non hai udito il mio nome,
    e non l'udrai.

    Tra noi due, fratello,
    ci sono i mari e i monti,
    e le mie maledette catene,
    e le prescrizioni
    del comitato di non intervento...
    Non posso venire da te,
    non posso mandarti di qui
    né una cassa di cartucce
    né uova
    né un paio di calze di lana...

    So
    che in questo gelo
    i tuoi piedi nudi,
    là, alle porte di Madrid,
    come due bimbi
    gelano al vento...

    E so
    che tutto ciò che in questo mondo
    c'è di grande
    e di bello,
    tutto ciò che sarà fatto dagli uomini,
    tutta la Verità futura
    e la Grandezza,
    che io aspetto con tanta ansia nel cuore,
    tutto questo riluce nei tuoi occhi,
    sentinella mia,
    stanotte
    alle porte di Madrid...

    E so
    che oggi non posso,
    come non potei ieri
    e non potrò domani,
    fare nient'altro
    che pensare a te
    e amarti.
    Nazim Hikmet
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      Scritta da: Marianna Mansueto
      "Addormentarsi adesso
      svegliarsi tra cento anni, amor mio..."

      "No,
      non sono un disertore.
      Del resto, il mio secolo non mi fa paura
      il mio secolo pieno di miserie e di scandali
      il mio secolo coraggioso grande ed eroico.
      Non ho mai rimpianto d'esser venuto al mondo troppo presto
      sono del ventesimo secolo e ne son fiero.
      Mi basta esser là dove sono, tra i nostri,
      e battermi per un mondo nuovo..."
      "Tra cento anni, amor mio..."
      "No,
      prima e malgrado tutto.
      Il mio secolo che muore e rinasce
      il mio secolo
      i cui ultimi giorni saranno belli
      la mia terribile notte lacerata dai gridi dell'alba
      il mio secolo splenderà di sole, amor mio
      come i tuoi occhi..."
      Nazim Hikmet
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        Don Chisciotte

        Il cavaliere dell'eterna gioventù
        seguì, verso la cinquantina,
        la legge che batteva nel suo cuore.
        Partì un bel mattino di luglio
        per conquistare il bello, il vero, il giusto.
        Davanti a lui c'era il mondo
        coi suoi giganti assurdi e abietti
        sotto di lui Ronzinante
        triste ed eroico.

        Lo so
        quando si è presi da questa passione
        e il cuore ha un peso rispettabile
        non c'è niente da fare, Don Chisciotte,
        niente da fare
        è necessario battersi
        contro i mulini a vento.

        Hai ragione tu, Dulcinea
        è la donna più bella del mondo
        certo
        bisognava gridarlo in faccia
        ai bottegai
        certo
        dovevano buttartisi addosso
        e coprirti di botte
        ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati
        tu continuerai a vivere come una fiamma
        nel tuo pesante guscio di ferro
        e Dulcinea
        sarà ogni giorno più bella.
        Nazim Hikmet
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
          non dico che fosse come la mia ombra
          mi stava accanto anche nel buio
          non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi
          quando si dorme si perdono le mani e i piedi
          io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno

          durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
          non dico che fosse fame o sete o desiderio
          del fresco nell'afa o del caldo nel gelo
          era qualcosa che non può giungere a sazietà
          non era gioia o tristezza non era legata
          alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
          era in me e fuori di me.

          Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me
          e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
          Nazim Hikmet
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Rubai

            È l'alba. S'illumina il mondo
            come l'acqua che lascia cadere sul fondo
            le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
            tu, mio amore, nel chiarore infinito
            di fronte a me.

            Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
            come vetro. Addentare la polpa candida e sana
            d'un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
            all'aspirare l'aria in un bosco di pini.

            Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
            se le nostre anime non si vedessero da lontano
            non saremmo così vicini, chi sa,
            se la sorte non ci avesse divisi.

            È così, mio usignolo, tra te e me
            c'è solo una differenza di grado:
            tu hai le ali e non puoi volare
            io ho le mani e non posso pensare.

            Finito, dirà un giorno madre Natura
            finito di ridere e di piangere
            e sarà ancora la vita immensa
            che non vede non parla non pensa.
            Nazim Hikmet
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Il mio secolo non mi fa paura

              Il mio secolo non mi fa paura,
              il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà
              il mio secolo coraggioso e eroico.
              Non dirò mai che sono vissuto troppo presto
              o troppo tardi.
              Sono fiero di essere qui, con voi.
              Amo il mio secolo che muore e rinasce
              un secolo i cui ultimi giorni saranno belli:
              il mio secolo splenderà un giorno
              come i tuoi occhi.
              Nazim Hikmet
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Senza nessuna ragione qualcosa si rompe in me

                Senza nessuna ragione qualcosa si rompe in me
                e mi chiude la gola
                Senza nessuna ragione sobbalzo ad un tratto
                lasciando a mezzo lo scritto
                senza nessuna ragione nella hall di un albergo
                sogno in piedi
                senza nessuna ragione l'albero sul marciapiede
                mi batte in fronte

                senza nessuna ragione un lupo urla alla luna
                iroso infelice affamato
                senza nessuna ragione le stelle scendono a dondolarsi
                sull'altalena del giardino
                senza nessuna ragione vedo come sarò nella tomba
                senza nessuna ragione nebbia e sole nella mia testa
                senza nessuna ragione mi attacco al giorno che inizia
                come se non dovesse finire mai più
                e ogni volta sei tu
                che sali dalle acque.
                Nazim Hikmet
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  La sera

                  Sei appena uscito di prigione
                  e appena uscito
                  ecco tua moglie incinta.
                  La sera la prendi sottobraccio.
                  Ve ne andate a passeggio per le strade del quartiere.
                  Ha il ventre quasi fino al naso tua moglie.
                  E il suo peso sacro lo porta con civetteria.
                  Tu sei fiero e pieno di rispetto.
                  Fa fresco,
                  una freschezza come le mani di un bimbo infreddolito.
                  I gatti del quartiere aspettano attorno alla macelleria.
                  Al primo piano, la macellaia ricciuta,
                  i grossi seni appoggiati sul davanzale,
                  contempla il tramonto.
                  In mezzo al cielo compare una stella,
                  limpida e bella come un bicchier d'acqua.
                  L'estate è durata a lungo quest'anno
                  e se i gelsi sono ingialliti, i fichi sono ancora verdi.
                  Refik, il tipografo,
                  e la figlia più giovane di Jorghi, il lattaio,
                  passeggiano su e giù, con le dita intrecciate.
                  Karabè, il pizzicagnolo, ha già acceso le luci.
                  Quest'armeno non ha dimenticato il massacro di suo padre
                  tra le montagne curde.
                  Ma a te, ti vuol bene.
                  Anche tu non li puoi perdonare
                  quelli che hanno messo questo marchio sulla fronte del popolo turco.
                  I malati, i tisici del quartiere guardano da dietro i vetri.
                  Il figlio di Nuriye, la lavandaia,
                  disoccupato, ingobbito dalla tristezza,
                  s'avvia verso la bettola.
                  In casa di Rahmi si sente il radio-giornale.
                  Hanno mandato 4500 ragazzi in un paese dell'Estremo Oriente
                  per massacrare i loro fratelli, dal viso giallo lunare.
                  Il tuo viso arrossisce di collera e di vergogna.
                  Non sei obiettivo, no, al diavolo,
                  ma triste
                  di una tristezza tua propria,
                  una tristezza con le mani e i piedi legati,
                  come se fossi ancora in prigione,
                  e giù in guardina sentissi i gendarmi battere i contadini .
                  La notte è caduta.
                  Il passeggio serale è terminato.
                  Una jeep della polizia entra nella strada.
                  Tua moglie sussurra: "andrà a casa? ".
                  Nazim Hikmet
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