Scritta da: Marco Galvagni

La notte sull'erba con una stella

Mentre lieve ondeggia la luna
col suo pettine giallo, consumo
con lei una notte d'amore
accanto allo scorrere d'un ruscello.

Si giace sulla distesa d'erba,
un corpo accanto all'altro
nudi come il cielo,
il tetto che ci fa da manto.

Era un'adolescente inquieta,
ora una donna dalla treccia dorata,
i vivaci occhi nocciola
intriganti nel loro scrutarmi.

Il cero acceso dell'amore
è ora un nodo indissolubile
di passione colto una sera purpurea
in un verde prato fiorito.

E mentre un ramo di nuvola occulta
le stelle, in una spirale
la bacio piano sulle labbra
e ne colgo il frutto vellutato.
Marco Galvagni (Pablo)
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    Scritta da: Marco Galvagni

    Il pianto spento dagli accordi del cuore

    Il silenzio vagabondo delle notti sinora
    è stato un cielo di stelle turchine
    che han rigato di lacrime amare il guanciale
    nel focolare senza camino.

    Brillavano di una luce smorta
    come la mia terra arida
    arsa da venti di rimpianto,
    volti di ricordi ne occupavano gli angoli.

    Ma il sacrificio non fu vano, sul calendario
    una croce: l'arcobaleno dei suoi occhi
    ha spento il dolore nella nebbia
    del papavero d'un tramonto.

    Ora non piangono più le colline
    e ne respiro il profumo di vita:
    sono una distesa raggiante
    di sterminate pianure di verdi pascoli.

    E nella nuova frescura del vento
    suono una canzone di gioia per lei,
    parole d'amore volano alte,
    accordando la mia chitarra col suo cuore.
    Marco Galvagni (Pablo)
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      Scritta da: Marco Galvagni

      La luce d'un'estate in una fortezza

      È un'estate degli schiavi d'una guerra
      priva d'un ideale per la patria non amata.
      I raggi dorati e bollenti del sole
      spaccano le pietre di granito
      d'una fortezza in cui si pone rifugio
      nelle ore di tregua dell'aspra battaglia.
      Una vita animalesca, d'un incauta lucertola,
      perde la coda, ansima ma prosegue il cammino.
      Seduti intorno ad un tavolo sudicio
      puntiamo il poco denaro in giochi di carte,
      giochi di furbizia, nel reciproco inganno
      all'unico fine d'accaparrarci una somma,
      una ricchezza fittizia, il giorno dopo sparisce.
      S'elevano le colonne di fumo delle sigarette,
      un fumo denso, traspaiono solo i visi di fronte.
      Sono gli unici momenti di vaghi discorsi,
      una matura esperienza di sofferenza in ciascuno.
      Nella veglia delle ore notturne di tregua
      s'odono solo echi di spari nel silenzio,
      nel cielo sferzano lampi di proiettili.
      L'unica luce è risorgere in un mondo di pace,
      fare ritorno in un paese trasformato,
      non accecato, unica mira espandere i confini,
      dove la dolce ferita sarà ascoltare la vita.
      Marco Galvagni (Pablo)
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        Scritta da: Marco Galvagni

        Il pescatore

        È solo nelle forti tempeste di maestrale
        il disperdere tempo prezioso - immense ondate
        s'infrangono impetuose tra le conchiglie.
        Giorni inutili del pescatore, sin col nonno,
        nel paese, unica parlata il dialetto,
        ad apprendere i dettagli del mestiere.
        Presto con i compagni di conoscenze
        a sortire nell'alba dal porticciolo,
        la fragile chiglia solca in ogni stagione
        il saliscendi a intervalli del mare,
        il motore scoppietta calcolata miscela.
        È un costante perseverare nello scandagliare
        i fondali sabbiosi in cerca di sorgenti fruttifere.
        L'unico strumento a disposizione dalla nascita
        nell'arrampicare gli stenti, svicolare
        tra le enormi pietre predisposte.
        La casa è diroccata - nei muri crepe e muffa -
        e l'allusione all'amore poco gli appartiene,
        sino a una scarna prole a cui dare pane.
        Le rughe di sale presto corrugheranno il viso,
        dalla gioventù la pelle ne era già segnata
        e, forse, un giorno qualsiasi, un pericolo mortale,
        per una barca che n'è talmente incurante,
        apporrà il punto, nei flutti, al dolore.
        Marco Galvagni (Pablo)
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          Scritta da: Marco Galvagni

          Umili alcove in un paese lacustre

          In un paese di case dai muri ingialliti
          che s'affaccia s'un dirupo lacustre
          si snodano pochi intrecci di vicoli.

          Tra questi il ritrovo centrale
          è un bar dal retro fumoso e stanco
          in cui i vecchi si sfidano a scopa
          schiamazzando, insultandosi tra le coppie
          per un errore nel completare la primiera.

          Emergono i tetti inondati
          dal gioioso riflesso rossastro
          del calare del sole, nell'orizzonte.

          Attraverso lo specchio delle finestre
          è ammirare il cielo dove le rade nubi
          son sospinte da un soffio di vento
          che, nell'istante in cui s'accanisce,
          si proiettano trafelate.

          Umili alcove, di amori nel destino,
          pochi spiccioli spesi nel cibo e nei pargoli
          il materasso duro unico momento d'ardore.
          Marco Galvagni (Pablo)
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            Scritta da: Marco Galvagni

            Strofe d'amore

            Eri il pensiero azzurro,
            poi d'incanto apparsa radiosa
            cogli occhi nocciola di luce
            e l'oro dei capelli nel vento
            aprendo il cuore in un canto di gioia
            tale al più bel fiore d'un tappeto d'erba.

            Così si levano le strofe del mio canto,
            unica perla nel mappamondo
            dove hai colorato di magia i sogni
            che ora scorrono in un fiume limpido e azzurro
            dalle acque chete come le note della tua voce,
            la dolce melodia che m'accompagna nei giorni.

            Ecco il vero giardino di tulipani,
            angelo profumato d'aurora,
            mia stella sortita in una notte lontana
            ed ora alla vetta delle praterie planetarie,
            l'astro che abbaglia i viandanti
            attoniti davanti a tanta bellezza.

            Il cielo s'è fatto rosato,
            quando scenderà ad aghi la pioggia
            c'ubriacherà solo di felicità
            e saremo s'un sentiero ornato di glicini
            uniti nella mente e nel cuore
            nella fiaba d'un incantesimo.

            Perché tu sei la rosa che profuma d'amore la mia vita.
            Marco Galvagni (Pablo)
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              Scritta da: Marco Galvagni

              L'aprirsi d'un mare oltre la luce degli occhi

              I marosi si ritraggono veloci
              accarezzando le spine dei ricci
              e s'infrangono sulla scogliera.

              I pori delle rocce s'imbevono di salmastro
              ma conta il fragore che s'instilla nell'udito,
              ne coglie le sfumature e genera curiosità:
              sorge un lampo acuto nelle pupille,
              si sposta la luce degli occhi
              e del litorale ne coglie le rilevanze.

              È una costiera frastagliata,
              di anse ebbre di sale, insinuate,
              aperte a sbocchi sulle increspature,
              sottilmente infittite da una spuma ferita
              dal vento di maestrale.

              Al limitare della distesa salina,
              vaghi promontori s'intuiscono
              in un arcipelago.
              Un'isola annessa appare nell'aria tersa
              ma sparisce non appena compaiono velature.

              E, però, più l'aprirsi d'un mare sin dalle rive -
              varca l'ampiezza d'una fitta coltre di nubi -
              a render lucente l'immagine d'una fotografia di libertà.
              Marco Galvagni (Pablo)
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