Carco d'arcani misteri nell'aleggiar fumigante del profumo acre del siero che cinge e avvolge l'ansimar tuo lento qual pio drappo, ti destreggi o vetusto pastore. Là, oltre le fessure del segreto monte, antro arcano carco di ecclivi vestigi, filtra pietoso il vento a dar vita all'esil crepitar dell'annoso mirto. Nella fuligginosa caldaia. Assorto e lento è il rimestio ove il profumo aspro di una vita si coagula nel fondo saturo di sofferenze e di affanni.
Pian piano oltre il fiume atavico scalpicciar di possenti cavalli al lento tintinnar di vecchi campanelli. È l'assenso alla vita che scorre: lento ondeggiar senza frenesia di fulve criniere qual dolce intesa di remoti fastigi e schiette movenze di consacrato amore. Pian piano oltre il fiume ove la mia terra è sogno e connubio di arditi e reconditi misteri ove si intrecciano indissolubili l'acre e il soave a posar placida coltre sull'affaticato monte, ti chini rassegnato o solingo pastore ove danzano invano l'ombre del Tempo.
È sera... Aleggia nell'aria un acre profumo di lontani falò... Là, sulla roccia ruvida scorticata dall'incessante sciabordio batte ritmica l'onda irrequieta: or l'accarezza ingorda, lambendo i suoi fianchi spigolosi, Or si riversa impetuosa. Gocce azzurrine luccicano quali occhi imploranti... Pian piano il sole declina assonnato e stanco e più non ode il suo fatale assenso. Acquiescenza atavica, abbraccio intimo e ineluttabile di un beffardo destino.