Lupo di notte, vago nei boschi di questa valle tenebrosa e tetra, calpesto emozioni secche, affondo nella melma dell'ipocrisia, lecco ferite nascoste e aguzzo la vista per evitare buche e trappole di chi gioca con la mia pelle. Cerco la luce, cerco la via d'uscita, quel bagliore di vita che sappia dare un senso ad una notte troppo lunga e fredda, cerco un raggio caldo, un petalo da annusare e un pezzo di vita da consumare.
Attreverserei deserti, navigherei mari, ruberei stelle e spegnerei soli se solo tu fossi ancora mia, se solo potessi darmi ancora un volta la tua mano, se solo sfiorassi di nuovo le mie labbra per cullare poi un cuore malato. Toccami ancora, fallo di nuovo finché puoi, sorridi ancora e poi chiudi gli occhi, andrò via sulle punte, tra sguardi inchiodati e lacrime pesanti, che questo mondo non è più mio, che questa vita non sa intonare le mie corde, che qualche Dio ha deciso così. Nel vento troverai la mia voce, nell'acqua le parole che ti avrei detto, nel fuoco le emozioni che ti avrei regalato, e solo quando l'aria si farà bruna volgi gli occhi al cielo e se puoi ridi di quel pazzo seduto sulla luna.
Quante parole ho perso per strada, quante parole ho cercato nella notte, quante parole vorrei poter trovare. Inutili certezze vuote come il vento, che corrono via rapide come la pioggia su un vetro. Dondolando sui passi stanchi, scivolando sui vetri di pensieri persi mi travolge un brivido freddo che apre in due la schiena bagnata. Senza fiato raccolgo i cocci di un'emozione sopita e soppressa dal peso della realtà, e mi sconvolge la forza di un urlo cupo e straziante che mi corre incontro. Muoiono i sogni di un viandante della vita.
Scavo dentro a mani nude, strappo radici che sono andate troppo giù, e tolgo sassi che tagliano come lame, ma non ho il coraggio di buttarli perché quei sassi sono parte di me, e li ricopro di nuovo, e riscavo di nuovo per poterli anche solo guardare, così ogni notte, così ogni giorno. Li nascondo al mondo, e a quella parte orgogliosa di me che fa a pugni col cuore. Quei sassi mi uccidono, e mi tengono in vita, mi fanno respirare e mi strozzano, quei sassi profumano di lei. Affondo le narici negli odori che mi ha lasciato, ma anche quelli ora stanno volando via, con la stessa leggerezza del vento che ha portato via lei. Stringe un nodo in gola ogni respiro maledetto che ho afferrato da quando non ho più lei, e in petto corre a vuoto il cuore ora che ho perso la bussola. Risuona stanco l'eco di quell'amore tra le pagine di un quaderno sbiadito, e le righe di una lettera datata, ed io lentamente scivolo via dalla mia vita, senza batter ciglio o porre freni, nell'attesa di un profumo nuovo, che mi aiuti a cancellare le tracce di quello che un tempo chiamavo "amore" ed ora non so più cos'era.
Ancora qui seduto, a scrivere mentre fuori il mondo scorre, mentre altre vite si incrociano, altre vite si trovano. Qui seduto a pensare, a chiedermi cosa c'è che non va, a chiedermi se sono io che non funziono o è il caso a volere tutto questo. Qui seduto a piangere dentro e strozzare in gola i singhiozzi, aspettando chissà cosa. Guardo la mia vita dietro un vetro, incapace di reagire, incapace di virare e cambiar rotta, in balia delle onde. Domande troppo difficili, risposte troppo pesanti, risposte troppo vere che so già.