Scritta da: G. De Felice
Quando ti ho conosciuta
Da subito ti ho messo in guardia
Attenta, ti dicevo
Sono pieno di ferite
Sanguino ovunque
E dove il cuore ha iniziato a
Cicatrizzare
Sono rimasti visibili i segni
I lividi
Ho il dovere di spaventarti
Ho il dovere di dirti che non sarà facile
E la paura che ho
Di sporcare anche un'anima gentile
Come la tua
Per colpe non tue
Non mie
Ed è lì che ho capito
Perché mentre io farfugliavo
Tutte queste scuse
Per la paura di rischiare,
Tu sorridendo, non guardavi in basso
Ma mi fissavi
Dritto negli occhi
In un modo in cui ti guardano
Solo le persone che conoscono
Il significato di parole pesanti come
"Fidati di me"
"Sistemeremo tutto"
"Brontola quanto vuoi,
io non ti abbandonerò"
E aprendoti in quel sorriso luminoso
Che dio solo sa
Perché tu voglia regalarlo a me
Mi hai detto "Tranquillo
sai, a scuola ero molto brava
Mi chiamavano sempre alla lavagna
Per correggere quello che gli altri
Sbagliavano"
E lo dicevi
Ridendo del mio scetticismo
Delle mie mille remore
Delle mille volte in cui ho creduto
Alle parole sbagliate
Alle promesse mancate
Ai sogni svenduti al primo che
Passava di lì,
Sbriciolati alla prima folata di vento.
Ed è lì che ho capito che con
La fantasia di una bambina
Avevi il cancellino già pronto
In mano
Per metterti all'opera
E colorare daccapo
La mia lavagna,
Cioè la mia vita intera,
Con tutti i gessetti colorati
(dio quanti colori,
non credevo neanche
ne esistessero così tanti)
Custoditi nel tuo cuore,
Sussurrandomi con una dolcezza
Di cui sarebbe capace solo
Una farfalla, che vive immersa
Nei suoi colori

"Accomodati, amore mio
non immagini, cosa ci aspetta."
Composta domenica 3 giugno 2018

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