Scritta da: Emanuele Marcuccio
Oh, quale dolore provasti
per la tua triste sorte,
reietta, percossa, disprezzata!
Ma ora, felicità insperata giunge
alle tue pupille stanche:
tuo fratel, creduto morto,
è giunto alfin
a liberarti,
ad abbracciarti,
a rimirarti, dolce sorella;
quanto hai sofferto,
che aspra guerra, a qual battaglia
fosti risoluta, non vacillasti!
Come montagna che giammai trema
sotto le sferze del ciclone,
come cascata, che vasta
erompe precipite,
non t'arrestasti!
Eri pronta anche a morir,
triste misera, cara sorella,
erano pronti a seppellirti viva,
pur di serrarti la bocca,
quella bocca, che nacque
ad indorare baci,
una volta sposa,
a sì nero ufficio fu deputata:
casta fanciulla, ambra di rose,
non soffrir più,
riposa sul mio cuor,
non soffrir più,
non soffrir più!
Composta mercoledì 9 ottobre 1996

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    Info

    Scritta da: Emanuele Marcuccio
    Riferimento:
    Possiamo considerare la figura di Elettra come il mito archetipico di ogni donna sottoposta ad ogni genere di violenza.
    Cosicché, l'unica arma di difesa che ha la donna per sfuggire alla violenza è l'istruzione e, conseguentemente, i libri, quelli degni di questo nome e fonti di cultura per eccellenza. Senza istruzione e quindi, senza libri, la donna sarebbe vittima di ogni genere di violenza.
    Similmente possiamo considerare Oreste come il mito archetipico di ogni difensore delle donne, ma solo per difendere e confortare Elettra.
    Purtroppo, molti sono gli Egisto e pochi gli Oreste.
    Dedica:
    A tutte le donne soggette ad ogni genere di violenza e a tutti gli uomini che che si adoperano per difenderle.

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