Scritta da: B. Summer
Dopo aver offerto suicidi gratis a tutti, i signori Lisbon rinunciarono ad avere una vita normale. Chiamarono il signor Headley per sgomberare la casa, e vendere i mobili che riuscirono a vendere al mercatino dell'usato. Il signor Lisbon riuscì a vendere la casa, fu acquistata da una giovane coppia di Boston; ovviamente noi prendemmo le foto di famiglia gettate nella spazzatura, alla fine i pezzi del puzzle furono recuperati ma per quanto tentassimo di metterli insieme rimanevano sempre degli interrogativi, uno strano vuoto, modellato armoniosamente da ciò che le circondava, come paesi a noi sconosciuti. Ciò che si trascinarono dietro non era vita, ma una banale lista di fatti frivoli, un orologio sul muro che scandisce il tempo, una camera offuscata a mezzogiorno, e l'assurdità di un'essere umano capace solo di pensare a se stessa. Cercammo di dimenticarle, ma ovviamente era impossibile. I nostri genitori sembravano riuscirci meglio, ormai erano tornati al tennis e ai cocktail in barca, come se avessero già vissuto tante volte eventi simili; eravamo di nuovo in piena estate, era passato più di un anno da quando Cecilia si era tagliata le vene, spargendo il veleno nell'aria, una fuoriuscita alla fabbrica di automobili aumentò il tasso di fosfati nell'aria e causò il formarsi di una pellicola d'alghe così spessa che l'odore di palude infestava l'aria, penetrando nelle ville eleganti. Le debuttanti si lamentarono di fare il loro ingresso in società in una stagione che tutti avrebbero ricordato per il terribile odore, ma gli o'Connor ebbero una trovata geniale, decisero che il tema della festa della loro figlia Alice, anch'essa debuttante, sarebbe stata l'asfissia, ma come tutti, volevamo dimenticare le sorelle Lisbon. Nel corso degli anni sono state dette tante cose sulle ragazze, ma non abbiamo mai trovato una risposta. In fondo non importava la loro età, né che fossero ragazze. La sola cosa che contava è che le avevamo amate, e che non ci hanno sentito chiamarle, e ancora non ci sentono che le chiamiamo perché escano dalle loro stanze, dove sono entrate per restare sole per sempre e dove non troveremo mai i pezzi per rimetterle insieme.

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