Scritto da: Ilaria Sansò
"Ci vediamo oggi?"
C'era un sole bellissimo quel pomeriggio che da lì a poco sarebbe sceso piano piano, tutto per loro.
"Ti sorriderò."
"Non vedo l'ora."
Lui che l'aspetta già sotto al portone.
Scoppiano a ridere. Imbarazzo.
Ridere insieme: lei l'ha sempre pensata come una forma d'amore che prevale su tutto.
Ridere insieme: anestetizzando tutto ciò che li distruggeva.
"Vecchiaccio, ma non mi dire... stai prendendo l'ascensore? Ora ti faccio vedere come fa le scale una giovane donna anche correndo."
Si sono trovati al quarto piano.
"È bello venire qui, su questo terrazzo. Si vede la meraviglia del mare. Di tutto ciò che ci circonda e tanto ci basta per dissolvere i problemi."
Lo guarda. E aggiunge: "perché lo scorso anno non sei stato capace di starmi accanto? Perché? Perché mi hai allontanata?"
"Merito tutti i pugni che vuoi. Adesso me li puoi dare. Non volevo metterti in mezzo ai miei guai."
La guarda fisso negli occhi.
Lei prova a dargli un piccolo pugno sul braccio destro.
"Mh, riprova. Non mi hai fatto poi così male."
Lei riprova. Secondo pugno, stavolta un po' più forte.
E non si sa com'è, ma in un attimo si son trovati abbracciati. Lui la stritolava. Sì, come se volesse dirle ancora una voltà scusaʼ. Il sole piano piano scendeva anche sui loro volti. Il riflesso di quei due per terra, l'ombra di quei due che si cercavano con gli occhi. Poi con le labbra. I sorrisi in mezzo ai baci, gli sguardi fatti di attenzioni e comprensioni, l'indietreggiare e sorridersi di nuovo, ancora una volta. Volevano che quel momento non finisse mai.
"Allora mi vorrai vivere giorno dopo giorno?", chiese lei.
"Sì, da recuperare anche i nostri non - momenti dell'anno scorso e tutti questi che arriveranno."
Si abbracciarono forte ancora una volta, circondati dal cielo, dal mare e dal tramonto che di conseguenza abbracciava loro.
Lei con gli occhi lucidi gli faceva capire quanto avesse bisogno di sentirsi così tra le braccia di un uomo... che poi, non un uomo qualunque ma il suo.
Lei con gli occhi lucidi gli faceva vedere le mancanze e la non curanza di moltissimi gesti e moltissime attenzioni che non aveva più da tempo.
Lui continuava a guardarla e a baciarla. Anche sulla fronte, sul naso. La teneva stretta e di loro, in quel preciso momento, si poteva dipingere un quadro.
Lei era ritornata ad essere se stessa, con la sensibilità e la fragilità di una donna che cresce e che ama inesorabilmente.
Lui era ritornato a guardare una donna con quegli occhi verdi immensi, con la responsabilità di proteggerla.
Fumarono insieme le sigarette e ad ogni tiro si guardavano e si sfioravano con le mani.
"Quando sarà, vorrò una famiglia immensa: bambini e cagnolini."
"Anche io", rispose subito lui.
C'era il tramonto, ma c'era anche un lieve vento che scompigliava i capelli di lei che si sentiva comunque perfetta davanti a quei due occhi che erano anche suoi.
Il terrazzo era diventato casa... braccia grandi che li racchiudevano.
Sembrava un appartamento completamente arredato di cose importanti, pieno d'amore.
Erano felici di esserci l'uno per l'altra, di appartenersi.
Anche le nuvole stavano dando un senso a loro due.
Ore 19.50
"andiamo bella mia?"
Lei si è sentita bella davvero. Ma davvero.
"Andiamo."
Fuori, il buio, era niente in confronto a loro.
Le dà un bacio davanti al portone. Non l'ultimo.
"Mi raccomando, piccola grande donna!"
Le mani sul viso di lei.
Lei uscì dal portone, tornò indietro e lo baciò ancora.
"A domani, a dopo domani... a sempre. Per viverci. Ciao nanetto."
"Nanetto a chi?"
"A te."
Così com'era iniziato: fuori da quel portone, ridevano da viversi.
Pochi passi, lei si volta. Lui era ancora lì a guardarla finché non sparì dopo l'angolo.
Erano belli, su quel terrazzo.
Erano baci, non pugni.
Erano semplicemente loro.
Ci sono cose che restano e resteranno dentro, che valgono troppo.
Composto lunedì 30 aprile 2018

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