Secondo il mio parere, l'uomo brama la vita, ma quale vita? Non certo quella che gli si presenta davanti tutti i giorni, ricca di tutte quelle banalità ripetitive e quei ritmi che lo distraggono da essa stessa. Appurato che, l'uomo possiede un'inclinazione naturale a voler sfidare i propri limiti, immaginando e volendo spiegare ciò che va oltre, ciò non gli procurerà altro che dolore in quanto non potrà mai rispondere a domande che egli stesso si pone riguardo temi metafisici.
Può anche darsi che semplicemente non si è mai contenti della vita che ci è stata destinata e per questo la brama della vita non è altro che un voler migliorarla e nell'attesa che qualcosa si smuova non si è altro che afflitti da apatia, senso di unutilità/vuoto.

Essere, come dice Ad maiora, terribilmente affamato di vita anche se invece si vuole apparire distaccati, fa parte delle contraddizioni a cui la vita stessa ci sottopone e per cui il vivere ci risulta -spesso- contorto...E' da lì che nasce la considerazione citata da Schopenhauer.
Ovviamente questa è la mia considerazione.

Secondo Schopenhauer la materialità dell'io ci mostra due facce diverse: una esteriore e una interiore x cui esso si svela come tendenza, sforzo, brama di vivere, volontà di vivere. Or dunque mi domando, a proposito di questa brama di vivere, se con tutto ciò che oggi accade circa coloro che volontariamente si tolgono la vita, egli penserebbe sempre la stessa cosa..E a proposito della sopracitata frase, se secondo lui la brevità della vita è quel che la vita ha di meglio, xchè allora parla di brama di vivere? Lo trovo piuttosto contraddittorio, caratteristica tipicamente filosofica, e a pare mio terribilmente affamato di vita anche se invece vuole apparirne distaccato.

Molto pessimistica, ma potrebbe essere vero.