Certi pensieri sono come un gruppetto di bambini che si rincorrono dispettosi. Il loro vocio scalmanato ti disturba, ma tu non devi starli a sentire, gridano solo menzogne di bassa lega. E poi c'è un bambino che si tiene in disparte, seduto sul tronco di un albero abbattuto. Si guarda le mani, si rimescola le dita con un imbarazzo che è eccessiva consapevolezza di sé. È lui che devi ascoltare. È lui quel pensiero che ha una voce quasi impercettibile, ma dice la verità. Però non parlerà mai da solo. Sei tu che devi rivolgergli la parola. Guardandolo negli occhi.

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