C'è chi ha bisogno di questo referente che trascende la vita. Ma c'è una trascendenza molto più elementare: le persone che sono qui davanti mi trascendono. Hanno una loro visione del mondo. Perché non instauriamo una trascendenza orizzontale invece che una trascendenza verticale. Perché invece di parlare con Dio non parlo col prossimo mio. Non era una anche delle massime di Gesù? Quando diceva che nel prossimo c'è l'immagine di Dio. Allora cominciamo a parlare con la gente, insomma, a questo punto. Perché è già trascendenza riuscire a intendersi con un altro. Non c'è bisogno di parlare col Dio ignoto, dove a parlare sono solo io perché tanto lui non risponde, se non le parole che io penso che lui dica. Che sono poi gli esaudimenti dei miei desideri.

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    nonostante io conosca davvero poco il pensiero di questo grande filosofo sono rimasta affascinata dai suoi discorsi pronunciati a casarano al teatro sul tema dell amore.. in questo discorso riportato precedentemente Galimberti afferma l importanza dell amore x il prossimo è su questo sono ovviamente d accordo.. pero ritengo ke l uomo essere finito abbia bisogno di scaricare le proprie responsabilita su qualcosa di infinito..tutto cio avviene solo per pura convenienza per potersi assicurare la vita eterna..
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    come sempre Galimberti dice cose illuminanti.però un grande filosofo come Lui dovrebbe sapere quanti condizionamenti psicologici sono insiti nelle persone.Per cui chi non è forte e libero dentro sceglie una strada più agevole verso una spiritualità protetta da confronti.La strada della conoscenza apppare buia a tanta gente.Comunque galimberti rimane sempre il mio filosofo preferito.
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    Ho ascoltato in questi due giorni a Radio3 “Le ragioni e l’amore” in cui Galimberti sviluppa il concetto racchiuso qui, in queste poche righe.
    E’ vero, parlare con l’”altro” è molto più difficile che parlare con Dio, muto interlocutore che non può mai esser contraddetto. Inutile interlocutore per chi voglia comunicare con altri che con se stesso. Nella comunicazione tra noi, meno divini ma più reali, per quanto onesta e impegnata  - anzi quanto più è onesta e impegnata - capire a farsi capire è una fatica il più delle volte scoraggiante. Eppure, per chi ami la vita, è l’esperienza, il viaggio, la lettura più appassionanti.
    E’ vero anche che la curiosità - la curiosità dell’altro -  è la molla più importante per qualsiasi rapporto umano in cui l’altro “sia un fine e non un mezzo”. 
    Parlare di “amore” invece è, secondo me, sempre ambiguo se non ipocrita. La parola “amore” è un contenitore troppo ampio per essere usato senza definizioni.
    “Curiosità” è molto più chiaro. Curiosità dell’altro è desiderio di conoscenza, dell’altro, di sé e della realtà nella sua complessità. E la “conoscenza”, quando è pura e fine a sé stessa, è un lusso come tutte le cose che hanno un gran valore ma sono prive di prezzo.

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