Scritta da: surferbabe
È questo il punto: la cattiveria. Gli uomini sono cattivi. Gli animali no, non lo sono mai.
Se e quando uccidono, gli animali, lo fanno per ragioni profonde, vitali. Uccidono per sfamarsi, per difendersi. Per sopravvivere.
Gli uomini quasi mai si limitano ad uccidere. Ammazzano. Non so se vi è chiara la differenza. Non è una questione di sfumature. È una questione di crudeltà. E mancanza di necessità.
Mentre per gli animali uccidere è ineluttabile, per gli uomini spesso è inutile. Eppure lo fanno. Ammazzano per il gusto di ammazzare, e così facendo offendono il loro essere uomini, calpestano l'intelligenza che gli è stata data per guidare i loro pensieri e le loro azioni e prevalere sull'istinto bestiale.
Quando ci si mette, l'uomo sa essere più bestia di tutte le bestie.

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    Scritta da: surferbabe

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    postato da Deb73, il
    Sei anni dopo aver cominciato a dare la caccia ai serial killer, John Douglas si ritrovò a lottare contro la morte: quarantuno di febbre, duecentoventi battiti cardiaci al minuto, il lato sinistro del corpo paralizzato, vasta emorragia nel lato destro del cervello. Restò in coma per una settimana, quando si risvegliò dovette imparare di nuovo a camminare. Ebbe problemi con la memoria. Fece degli sforzi enormi per non mollare. In cinque mesi, si rimise in pista e ritornò a lavorare per il Bureau.
    Sono queste le premesse con cui va letto il suo Mindhunter, il risultato di un’esistenza fatta di abnegazione e ostinazione, la dimostrazione più autentica di quanto stress si possa accumulare per cercare di fermare i serial killer. Douglas porta al lettore la propria esperienza, non solo di profiler, ma anche e soprattutto di uomo: racconta di come volasse da uno stato all’altro della nazione per affrontare atrocità inimmaginabili, di come lavorasse su decine di casi contemporaneamente, di come andasse a letto con la speranza di sognare i delitti, per avere un’illuminazione.
    Nonostante sia stato probabilmente il più grande “cacciatore” di assassini seriali, dalle sue parole non traspare mai autocompiacimento: in esse si può invece leggere la “gioia” per avere interrotto una striscia di sangue, per aver salvato delle vite. Gioia effimera, però, perché frustrata da nuove morti che urlavano vendetta. Assolvere alla missione che si era scelto, racconta, l’ha portato a trascurare la famiglia, a non avere cura di se stesso. A mettere da parte ogni cosa, e a mettere il lavoro prima di tutto.
    È anche e soprattutto questo, ciò che Douglas vuole comunicarci: un insegnamento di vita. Perché i serial killer possono essere morbosamente affascinanti, ma non dobbiamo mai dimenticare ciò che fanno, il male che compiono. Lo sa bene chi ci ha avuto a che fare ogni giorno, per anni, chi ha dovuto far entrare dentro di sé orrori che poi gli hanno lasciato dei segni indelebili, nel fisico, e nell’anima. Mindhunter
    Autore: John Douglas
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    postato da , il
    La natura è crudele, è vero, nel senso che gli animali uccidono altri animali, anche della stessa specie, perchè il loro istinto li guida a farlo. Le leggi della natura sono crudeli. Ma gli animali non hanno coscienza, mentre l'uomo sì: il cervello umano, che è il più evoluto di tutti, ha sviluppato la coscenza! l'uomo dunque si rende perfettamente conto del dolore e della sofferenza dell'altro e se uccide è di solito per sadismo. E' un'enorme differenza!
    Sono d'accordo con tutto ciò che ha scritto Diana Lanciotti, ad esempio quando dice che "se e quando uccidono, gli animali, lo fanno per ragione profonde, vitali": anche quando le femmine della stessa specie si uccidono tra loro per avere più probabilità di riprodursi stanno seguendo il loro istinto! L'uomo ha (quasi sempre) la capacità di tenere a bada i suoi istinti brutali e se non lo fa è per crudeltà (salvo casi di malattia mentali).
    Cordiali saluti a tutti

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