Vivere la malattia come un'opportunità, fare della sofferenza una fortissima esperienza, tutto ciò mi permette di affrontare la vita in un modo diverso. Prima di essere malato non avevo contatto con me stesso. Credevo di non avere bisogno di nulla ma invece ero insoddisfatto perché pur avendo tutto ero sempre alla ricerca di qualcosa che non possedevo. Ora invece conosco i miei limiti. Non sento di dover dimostrare niente a nessuno ma posso accettare la mia dipendenza dagli altri. Mi sono riconciliato con me stesso.
Ne ho ben tre di fortune: come medico, come malato e come uomo.
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    Non è solo del medico, che il malato ha bisogno. Ha bisogno che qualcuno si faccia carico di lui, lo ascolti, capisca quali sono i suoi problemi e lo aiuti ad affrontarli.
    Ecco, se prima mi occupavo di cercare di guarire, ora voglio curare. Sì, perché inguaribile non è sinonimo di incurabile. E anche se non posso guarire voglio continuare a essere d'aiuto agli altri, ai miei pazienti, ai miei compagni di malattia, in tutte le fasi del loro difficile percorso.
    È questo il mio obiettivo. Il mio bisogno come medico. Come malato. E come uomo.
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      La malattia non porta via le emozioni, i sentimenti, e fa anzi capire che l'Essere conta più del Fare.
      Può sembrare paradossale, ma un corpo nudo, spogliato della sua esuberanza, mortificato nella sua esteriorità, fa brillare maggiormente l'Anima.
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