Solo alla pioggia, al vento e al mio cane è concesso il permesso d'avvicinarsi sino a sfiorarmi. Alla prima per lavare via la ruggine dal cuore, al secondo per soffiare lontano le ragnatele ricamate dal tempo e al terzo per enfatizzare la mia ombra e, con essa, la parte migliore di me.
Non v'è al mondo solitudine più gravosa di quella data dall'aver sfiorato il paradiso e dall'averlo perduto.
L'arte che spunta dalle prigioni della vita non è urlo, ma già evasione.
Le cose più intense le provi sulla pelle o sull'anima. Sai che esistono, scombussolano, ma non puoi vederle. Così è il vento, che scompiglia fuori. Così l'amore, che scompiglia dentro.
Nel tripudio di un accanito materialismo, l'uomo davvero libero sa ancora ritagliare per sé un lembo di cielo in cui rincorrere il lento sfarfallio dei propri sogni.
Soggettiva iperbole interiore, il tempo oscilla tra la giovanile illusione di realizzarsi in base alle proprie aspettative e il maturo disincanto per chi si è diventati.
Non dorme il poeta. Insonne, veglia sulla grazia delle sue parole.
Solo due generi di persone non pongono domande: i disinteressati e coloro i quali hanno già trovato tutte le risposte.
Nulla ha ritenuto opportuno risparmiarmi la vita, neppure l'intelligenza.
Prendila per il bavero questa vita, guardala dritta negli occhi e sfidala, faccia a faccia, a muso duro, senza temere che esca vincitrice dal confronto. Vile sarebbe solo l'errore di non affrontarla.