Scritto da: Giuseppe Catalfamo

Arrivai a notte fonda


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Era notte fonda.
Quando tornai, stremato,
quei pochi giorni in quell'umida cella, dove l'intimità non è privata,
avevano amplificato il desiderio per Gardenia.
L'ho sempre amata, Gardenia appassionata.
La solitudine della prigione ha aperto la mente, maturandola direi.
Non l'abbandonerò mai più.

Era notte fonda.
Il desiderio di possederla rubandogli il respiro di sorpresa,
mi eccitava come non avevo mai provato, neanche sedicenne.
Aprii lentamente la porta blindata,
non aveva le solite mandate.
La porta della camera in fondo al corridoio
faceva filtrare la fioca luce del televisore acceso.

Era notte fonda,
Origliai... "No, non è vero, ti prego Dio, fa che non sia vero".
Paralizzato è questo che pensai sulla soglia,
udendo gli uggiolii inequivocabili ridenti del sesso.
Andai in cucina, voltandomi brandivo un trinciapollo, in quell'istante
come fosse la sceneggiatura d'un film, si socchiuse la porta ed incrociai lo sguardo di Moreno, il grande amico della vita,
lui sorrise raggiante avvicinandosi.

Era notte fonda.
Lui, madido del sudore che profuma di sesso, in mutande,
quello che ho sempre chiamato "fratello", rideva.
"Cosa cazzo hai da ridere, ridi di me? Di Gardenia? Della mia vita?"
Conficcai, come se mano e braccio avessero delle molle,
il trinciapollo nella gola, spegnendogli quello stupido sorriso.... [segue »]
Composto martedì 10 novembre 2009

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