Lingua lunga e memoria corta

Che i politici ed il loro contorno considerino tutte le morti come morti per crisi, per quanto assurdo e squallido, è comprensibile. Che molte altre persone però si permettano di dare giudizi negativi e fortemente critici su queste morti e sui morti non è comprensibile, ed è inaccettabile. A quale titolo, con quale diritto, con quali certezze si può definire un suicidio come "un gesto al quale non si dovrebbe mai arrivare" o "disprezzo per la vita", "gesto di egoismo perché non pensano a chi resta", e così via. Ogni giorno sbandieriamo il rispetto per la vita degli altri, per le loro idee, per i loro diritti. C'è chi minimizza anche alle loro colpe provate, i loro crimini. Giustifichiamo tutto e di più, in nome del politicamente corretto, salvo poi entrare a tre piedi nella morte di questi morti di tutti. Si critica chi non può replicare perché ormai è assente giustificato, rintracciabile al cimitero, e si fruga nella sua vita passata, ed anche in quella di chi resta, ma sfinito, in ginocchio per sempre. Così si offendono i morti e le loro famiglie. Chissà cosa speriamo di trovare. E se poi trovassimo anche qualcosa? A che servirebbe? La colpa di molte delle morti all'italiana non è di chi muore ma di chi le morti le provoca, di chi le tollera, di chi le dimentica quasi subito. Ed è un elenco lungo e trasversale. Non bestemmiamole.
Composto lunedì 14 dicembre 2015

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