Scritto da: Giovanna Politi
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Io salivo e lui scendeva, niente ascensore... non potevo aspettarlo, otto piani a piedi, ce l'avrei potuta fare!
Ci raggiungemmo al quarto penso e fu devastazione.
Un minuto di religioso silenzio aleggiò intorno alle nostre figure, era rispetto per quella ricongiunzione dopo una distanza di tre anni, il detonatore era ancora agganciato saldamente all'ordigno, appena avessi liberato il gancio, ci sarebbe stata l'esplosione.
Tremavamo e balbettavamo, mi strinse a sé e col suo braccio sul mio collo teso e congelato salimmo a fatica i quattro piani restanti con il mio trolley al seguito che sbatteva contro il taglio di ogni gradino. Varcammo la soglia di casa sua senza proferir parola, nemmeno una sola. Chiuse la porta, lo fece piano, posò il trolley a terra e... un istante, ci guardammo un solo istante, e fu come il fulmine che precede il più potente temporale, si propagò quell'energia che si libera nell'aria quando due corpi si sfiorano, e incontrano l'anima all'inizio del collo, tra cuore e ragione... tra sentire e provare, tra gioire e godere...
Ci perdemmo nell'abbraccio più folle che le mie stesse braccia potessero ricordare e prima ancora di rendermene conto lui si era già spogliato, mi aveva spogliata dai vestiti ... [segue »]

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