Scritto da: Arturo Donadoni

Io sono un uomo e tu sei un cane.

Sono giorni che ti vedo girare per queste strade, ti ho visto sporcare, alzare la zampa ed i muri imbrattare, che schifo, sei tornato anche ad annusare. E quella bimba? Ti sei avvicinato e l'hai fatta spaventare, e quella vecchietta quasi la fai cadere, sei un pericolo te ne devi andare. Vieni qua ammasso di peli, ci penso io a portarti a chi di dovere, ci penso io a farti sparire. Ma cosa fai? Smettila di leccarmi la mano, smettila di muovere la coda, chi credi di incantare? Io sono un uomo e tu sei un cane. Ma cosa dici, non trovi il tuo posto? Di che posto parli, forse c'è, ma io non lo conosco, qualcuno te l'ha tolto, ma io non centro qualcuno deve averlo detto che per tè non c'è più posto. E poi perché perdo tempo, con tè non dovrei parlare, tanto meno ascoltare. Io sono un uomo e tu sei un cane. Ma come hai fatto a parlare, tu puoi solo abbaiare. Eppure ti ho sentito pregare. Ora lo so. È stato quando nei tuoi occhi ho guardato. Scusami, io sono un uomo e tu sei un cane, scusami groviglio di peli, scusaci muso di cane.
Composto sabato 2 febbraio 1991

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