Scritto da: Andrea Manfrè

Come lucciole di vita


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Forse per le condizioni climatiche particolari - il freddo rigido e pungente di tutte le stagioni - o probabilmente per via del fatto che
l'aria si era, con gli anni, fatta sempre più rarefatta e si era venuta
a creare quasi una camera d'aria, un vuoto pneumatico.
Fatto è che il cadavere si presentava
freddo ma ancora integro. Pareva che recentemente gli fosse stata dedicata una particolare cura.
Era vestito bene, non elegantemente però. I capelli lavati da poco, la barba di non più di un giorno.
Qualcuno doveva avergli dedicato ultimamente molto tempo.
Il sole splendente nel gelo, gli aveva
colorato le gote, il naso appuntito,
alto, allungato; il viso tutto.
Bello si sarebbe potuto certo dire.
Non sarebbe parso morto nemmeno al turista più curioso.
Ma era stecchito, addormentato nei posti di sempre. Adagiato fra i guanciali delle due montagne, che avevano visto le sue frenetiche corse, la sua giovinezza felice. Eppure sembrava che fosse vivo, appariva bene in carne, rotondo e paffuto. A pensarci bene... sono tornato oggi per osservarlo meglio. Mi sono avvicinato, un po' per curiosità, un po' perché intuivo che avrei trovato qualcosa. Ho cominciato a frugare nelle tasche dei pantaloni e della giacca. Soldi. Qualcuno gli aveva ... [segue »]

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