Scritto da: Francesca Alleva

Sola.

Lavoro da sola. Cammino da sola. Guido da sola. Scrivo da sola. Sogno da sola. Non sono buona a fare le cose in compagnia. Dormo, da sola. Anche quando ho un compagno affianco. Lo caccio. Scalcio. Aria. Solitudine. Scappo. Sempre. Dall'appoggio, dall'aiuto. - me la cavo da sola. E spesso succede, spesso è così. Ma qualche volta sono in terra, mi ritrovano in terra; lacera. Se mi tendono la mano non la prendo, mi so rialzare. Oppure mi prendono per un braccio e mi tirano su di forza. Sono fondamentalmente sola. È per questo che quando mi avvicino un po' di più, quando mi apro un po' di più, le persone scappano. Sono stata sola per talmente tanto tempo che, se mi apro, so di chiuso. E le persone scappano. Ed io mi chiudo. È un circolo vizioso, come la mia aria; viziata. Sto da sola. Non ho bisogno di aiuto. Ho talmente tanta paura di chiederlo, a volte, che quando me lo offrono lo usmo, non lo riconosco. Poi però capitano, quei momenti. Busso alla porta allo stremo, chiamo aiuto appesa all'orlo del burrone. È successo, qualche volta. Ma non supplico, mai, non insisto, mai, non prendo a calci la porta, non urlo più forte, mai. Piuttosto volto la schiena alla porta e me ne vado. Sola. Piuttosto cado nel baratro. Sola. Perché so che sarò sempre in grado di rialzarmi. Sola? Ma in piedi.
Composto domenica 23 giugno 2013

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