Scritto da: servendo Erato
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Amore mio, solo voglio affondare in queste sabbiose acque, fidati non ci sarebbe nulla di romantico nell'ingoiare melma, o nel vedermi essere risucchiato dai miei peccati, tu genuflesso fiore nel fetore della palude le tue lacrime su quel terreno di morte, sarebbero empi-onte. Ti lascio prima che tu veda la mia direzione, perché so che lo faresti. Fallisco come soglio fare, e l'unico mio conforto è quello di immaginarti felice, di veder riflesso il tuo sorriso nella luna che tanto amavi. Amore più grande si prospetta, non che io non potrei dartene, ma che tu possa riceverne senza ostacoli. Chiamami debole, io lo sono e lo ammetto non saprei proteggerti, il mio scudo è offeso, si corrode li dov'è.
Piccolo angelo che m'hai annunciato un mondo lontano, forse da morto ti vedrò, è questo che volevi dirmi? Ora non posso, sai che sono invecchiato uccidendo con l'ascia i buoni, sai che una carezza da me inferta ti stapperebbe via la pelle dalla faccia. E se ti vedrò dopo morto potrò amarti perché sarei anima e non dovrò nutrirti col pane, né dovrò scavare pozzi per dissetarti; vedi come questi mestieri non mi riescono, come credi che possa fare, affittare un ... [segue »]

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    la sicerità

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