Scritto da: Alessia Auriemma

I treni che portano via

E così il treno arrivava a destinazione. Lei era lì, con i capelli spettinati, i libri in mano. Milione di pagine sottolineate, evidenziate con le sue matite più belle, quelle che le macchiavano le dita e che ogni tanto le coloravano anche il viso, quando se ne dimenticava. Scendeva con il suo borsone pesante, con la faccia stanca, il cappotto che la stringeva forte, quando io non c'ero. Si trascinava giù portandosi dentro tutto quello che le era stato insegnato della vita. Si trascinava finché non incrociava il mio sguardo. Lei era lì, io ero lì. Tutto il mondo non contava più. Poteva scorrere il tempo, il passo svelto dei passanti, il fischio di un treno che partiva. Lei era lì, io ero lì. Una ciocca di capelli da spostare dietro l'orecchio, un bacio a fior di labbra, un sorriso che cancellava tutta la fatica e ci restituiva l'uno all'altra. Come se una carezza, un lungo abbraccio, la mia mano sulla sua testa, la sua testa sulla mia spalla, mettessero tutto al loro posto.
Composto domenica 4 novembre 2012

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