Scritto da: Erika Moon

Alessio


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Quando l'ho visto la prima volta l'ho semplicemente visto. Da lì in poi l'ho osservato. Un ragazzo normale, un po' il personaggio secondario di una scena teatrale, ma che desiderava imperterrito collocarsi in primo piano. Vestito sempre d'azzurro. Un segno di allegria o una pennellata di infinito? Biondino. Occhi non lo so, però sicuramente sguardo malandrino. Sempre seduto, da me etichettato come pigro. Un vero pigro. Ogni tanto spariva, chissà dove andava. Spesso nelle mani una sigaretta, da vero stupido.
Non ho saputo che tipo di vita conducesse, ma io me la sono immaginata un po'... Prendeva la sua moto, veloce, girava l'angolo e io iniziavo a sognare e a ridacchiare tra me e me.
Prima o poi sarebbe arrivato in una casa. La sua. Bianca. La porta aperta, ma con una tenda, una di quelle lunghe fino a terra oppure a ciondoli. Un'anti-mosche! Ma prima di una porta un cortile. C'è sempre un'anticamera per le menti un po' troppo complesse. Piante secche, di colore giallastro e due palloni da calcio giù infondo, vicino al cancello arrugginito. Uno di questi bucato.
Alessio si guarda intorno, quella casa sa di vecchio e vorrebbe scappare via. La sua non è una vita ... [segue »]

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