Polvere di mare


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Di rado e quando le raffiche di pioggia sferzavano i vetri piombati della taverna giù al porto, Sebastian si avventurava fra i tavoli alla ricerca del vecchio poeta del mare per ascoltare ancora una volta storie vibranti di seduzione, canti di sirene bisbigliati da mappe decorate di cetacei inauditi, di velieri aggrappati alla cresta delle onde, di zefiri sbuffanti, di ciclopiche creature, un brusio felino di voci in cartigli, arabescato mistero dalla vaga e barbara intonazione: Malacca, Cocincina, Sumatra, Molucche...
-... tutto nei miei ricordi è sanscrito, incenso e sospiro di femmina... e oceani..., sussurrò il vecchio marinaio, e poi tacque, e tutta la taverna tacque insieme con lui poiché nessuna vela osava alzarsi sopra le onde, nessun legno profanava il mare, da quando il mare si era risvegliato dal suo sonno profondo e il placido soffio di colosso assopito si era trasformato in un ansito tremendo che aveva sommerso tutto e cancellato il mondo, da quando la terra era stata frantumata come polvere, polvere di mare.
Il giovane Sebastian pativa un intimo struggimento per il grande e libero respiro del largo e dalla riva guardava malinconico le onde che danzavano e scintillavano lontane, senza di lui. Finché un giorno ... [segue »]

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