Scritto da: Andrea Manfrè

La vita che non c'è più in una città innaturale


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Piero sale la rampa di scale, bussa alla porta: il campanello è guasto da quando è venuto l'elettricista a fare i lavori. Un cane abbaia e la porta si apre. «Buongiorno, signora!» «Ciao, Piero. Sei in anticipo! La Marta è ancora a letto! Ti preparo un the? » «No, grazie, non si disturbi, signora». Piero, un ragazzo di trent'anni alto un metro e novanta, si siede sulla sedia impagliata della cucina, con le gambe tutte bucherellate dai tarli. Dopo qualche minuto la vecchia versa l'acqua bollente in una tazza azzurra, di quelle vinte con i concorsi a punti, dove ha messo precedentemente una bustina di the. Mentre ripone il bollitore, Piero con le sue grosse mani prende la zuccheriera e versa numerosi cucchiaini colmi di zucchero nella tazza. Senza nemmeno aver mescolato lo zucchero, porta la tazza alle labbra e si scotta la lingua. La rimette sul tavolo.
Poco dopo, una mano grinzosa toglie la bustina del the che è rimasta nella tazza e aggiunge una fettina di limone. «Dei biscotti? » «Come vuole, signora». Piero intinge nella tazza i frollini che si sbriciolano. Un pezzo cade sul pavimento ma lui non se ne accorge. Una macchia nuova campeggia sui ... [segue »]

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