Scritto da: Antonia

Vita da cani


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Quella mattina di primavera inoltrata pioveva a dirotto. Per non bagnarmi mi ero rifugiata all'interno della cuccia di legno allestita nella gabbia a me riservata. La pioggia batteva sul tetto e faceva un rumore pazzesco. Ogni tanto smetteva, per poi riprendere con maggior vigore. Avevo sentito dire che sarebbe venuto qualcuno a prendermi per portarmi con sé e per offrirmi un futuro migliore. Erano più di due mesi che stavo al canile ed ero la più piccola degli ospiti; ogni tanto il personale apriva la porta della gabbia e mi offriva il cibo e un'anonima carezza, ma niente di più, mentre io avrei desiderato essere presa fra le braccia e coccolata. Di quand'ero appena nata ho un brutto ricordo. Facevo parte di una cucciolata di tre meticci, destinati ad un crudele destino se la mano di una fata non avesse aperto quel cassonetto, attirata dalle nostre urla di disperazione. Ci prese tutti fra le braccia e ci ospitò nella sua grande casa. Quel giorno non lo dimenticherò mai, anche se volò via veloce come un fulmine: il tempo di rifocillarci, di farci addormentare fra le braccia e poi via, verso un'assurda destinazione. Ora, dopo due mesi di attesa, vedevo accendersi ... [segue »]

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