Scritto da: Anna De Santis
Mio nonno paterno era malato da molto tempo, gli avevano diagnosticato un tumore allo stomaco, un grande uomo, patriota, partigiano d'eccellenza, aveva avuto anche la medaglia d'oro al valor militare.
Un cacciatore, con il cappello di paglia, la sigaretta fatta di carte rimediate, ma con un buon profumo di tabacco. Il suo fucile era sempre lucido e lo mostrava orgoglioso a tutti i suoi nipoti, maschi,
noi donne eravamo le figlie in più, ormai ci sono...
era un uomo tutto d'un pezzo, lo amavo e l'odiavo, lo temevo più che altro. Quando andavo a trovarlo non ero molto contenta, però mio padre stavedeva per lui.
A vederlo in quel letto mi faceva pena, si era ridotto al lumicino, non riusciva nemmeno a parlare, e non era nemmeno molto vecchio, un uomo di quella portata, ridotto in quel modo, mi chiese un bacio, mi avvicinai, un po' timorosa, poi chiese a mio papà di metterlo con i piedi per terra, un attimo poggiò il suo piede nudo, seduto al bordo del letto, poi si rimise a dormire, non si svegliò più.

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