Scritto da: Daniela Sasso

Giulio


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Il telefono squilla.
I bambini fanno confusione.
- Zitti un minuto devo rispondere al telefono! In questa casa non esiste pace! -
- Pronto? -

- Buonasera Signora, la Questura. -
Silenzio. Tutto tace.
Anche il cuore.
Silenzio. Si annulla il rumore.

- Sì. -
- Signora c'è stata una sparatoria... Suo marito, è in ospedale. -
La cornetta è caduta. Due pezzi di silenzio frantumati. Le lacrime finite. Ancor prima di cadere.
Il citofono.
- Vi portiamo via, è per la vostra sicurezza. -

Mi chiamo Giulio.
"Lo sbirro" mi hanno ribattezzato in paese.
Vedo, confusione.
Ambulanza.
I colleghi.
Amici. Fratelli.
Dove sono i miei figli.
Dov'è la mia signora.
Ora è buio.
Ricordo il blu.
La paura.
Quella un attimo prima del coraggio.
Quella che precede uno sparo.

Mi chiamo Giulio.
Sono sempre stato dalla parte dei buoni.
Non mi è mai piaciuto sparare.
Mai.
Ho dovuto imparare, dicevano che servisse per difendersi. Per difendermi. Per difendervi.
Io ora non lo capisco, non lo capisco più.
Ho sempre fatto una promessa, dopo il bacio sulla porta.
Quella di tornare a casa.
Oggi non tornerò.
Adrenalina, corre veloce più di te.
Un inseguimento.
Un po' di rabbia.
Delusione.
Amarezza.
Passione.
Tanto orgoglio.
Mi vesto, mi ... [segue »]

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