Scritto da: Fjaba

Amanti


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Amanti.
Lo eravamo stati, dal primo incontro distratto nei miei sedici anni scapestrati; io dalla sigaretta accesa quanto la mia irrequietezza e lui, fuoco sulle mie braci, sapeva calarsi nelle ripide spire della mia coscienza con il sussiego lento del suo sguardo di cristallo, scivolando in me a piccole dosi, fino ad avvincermi, irrimediabilmente. E allora, giovane e sciagurata, avevo ancora poco da voler dimenticare.
Di lì, l'inesorabile condanna incidersi ad ogni occhiata col sorriso rubicondo ogni qualvolta ne scorgessi il capriccio affacciarsi sulla mia inconsapevole mania. Dipendenza.
Ci siamo stretti, ci siamo baciati sull'orlo di silenzi vitrei, trattenuti fra le mie labbra più inclini alle bestemmie che alle dolcezze: di quelle, non ne avevamo bisogno, incontrandoci al limite di ciascuno, come risacca sulla riva, e lui era la spuma frizzante che mi lambiva. Poi m'abbandonava, fino al suo ritorno.

O forse ero io, a cacciarlo dal mio possesso esasperato che arrivava a bruciarmi la gola, gli occhi, lo stomaco. Tormentata, dal nostro amore alle volte corrisposto e più spesso no.
È così lo dannavo, col sangue ubriaco che non sapeva far a meno di lui, nelle notti barbare, tanto era invincibile il suo desiderio.
Tentatore di colpe restate a ... [segue »]

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    Scritto da: Fjaba
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    Note:
    1) Il Racconto non è autobiografico.
    2) La frase delimitata dagli apici è una citazione di Herman Hesse.

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